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“Ode al burro (dello chef Alessio Longhini)”

Bistrattato. Odiato. Eliminato.

Il burro è uno degli alimenti più maltrattati del panorama culinario.

Perché? Domanda semplice e banale, oserei dire.

Il motivo è semplicemente perché è grasso e fa ingrassare.

Ma non solo.

Spesso, per non dire sempre, lo si usa a tavola per insaporire altre pietanze (sciogliendolo) e raramente si consuma così com’è (a parte se pensiamo a pane burro e marmellata, ma questa è un’altra storia).

Di conseguenza non viene esattamente considerato un alimento da mangiare a cucchiaiate e, soprattutto, senza sensi di colpa.

Sfido chiunque a prendere un bel pezzo di burro, spalmarlo (se ci riuscite) sul pane e mangiarne fino a finire anche la più piccola traccia di companatico che avete in casa.

Mai e poi mai avrei pensato di elogiare un burro a tal punto da dedicargli un post tutto suo.

Allo stesso modo, mai e poi mai, mi sarei immaginata che un giorno avrei sognato, ma che dico, agognato il momento in cui potrò nuovamente assaporarlo sopra un bel pezzo di pane caldo.

L’artefice di tutto ciò è lo chef Alessio Longhini, da poco anche stellato (aggiungerei “finalmente!”).

Ho avuto il piacere di conoscere lui e la sua cucina frequentando l’Hotel Europa, ad Asiago. Un posto meraviglioso che racchiude, in un unico luogo, diverse realtà culinarie ideali per ogni tipo di esigenza e gusto.

Il suo burro è uno dei punti di forza della Stube Gourmet.

Non può mancare e, di fatti, non manca mai.

La presentazione già parla da sola.
Dimenticate il classico panetto di burro o i “riccioli” (molto anni 80 style).

Davanti a voi vedrete arrivare una terrina bianca candida con all’interno una nuvola anch’essa bianca con adagiati sopra, con estrema cura, dei piccoli fiori colorati.

Sembra di vedere la miniatura di un giardino di primavera innevato.

Una rarità, insomma. Proprio come questo burro.

A spiegare il tutto, con minuziosa precisione e passione, c’è Jgor. Preparatissimo sommelier della struttura e persona squisita.

“È un burro ottenuto dalla lavorazione della panna, montato alla planetaria con l’aggiunta di sale maldon. Come guarnizione usiamo dei fiori eduli essiccati da noi.”

A quel punto verrebbe spontaneo far partire un applauso, ma non fatelo.

Limitatevi a prendere il coltello dal manico colorato (i dettagli sono importanti in Stube!) e a spalmare il vostro burro sul pane caldo.

Ripetete l’azione fino a lucidare la terrina e lasciate pure a casa i sensi di colpa.

   

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